L'Agenzia Internazionale Dell'Energia (IEA) oggi ha pubblicato uno studio in cui si dichiara che l'efficienza energetica dei Paesi OCSE può essere migliorata del 18-26 %, senza considerare l'apporto delle nuove tecnologie.
Questo miglioramento potrebbe essere ottenuto grazie a modifiche dei processi di produzione e a "systems options"; l'entità del miglioramento potrebbe essere molto maggiore se si tenessero in conto anche le nuove tecnologie.
"Il potenziale è così alto da legittimare e garantire tutti gli ulteriori sforzi che verranno compiuti per raggiungere un livello di emissioni abbattute sempre più elevato, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e aumentare la concorrenza nel settore industriale", ha dichiarato il Direttore Esecutivo Claude Mandil.
Nell'analisi si evidenzia anche come negli ultimi 25 anni sia stata la Cina a rivestire la parte del leone nell'emissione di gas serra (per quanto riguarda il settore industriale), con una produzione media annua pari a 4/5 di quella mondiale; oggi lo Stato asiatico è il maggiore produttore di una gran quantità di merci, come il cemento e l'alluminio.
La crescita della produzione nei Paesi in via di sviluppo è anche responsabile del limitato miglioramento dell'efficienza energetica a livello globale. L'industria manufatturiera, ad esempio, è responsabile del 36% delle emissioni antropiche di gas serra. A questo proposito Mandil ha dichiarato che "quello di migliorare l'efficienza energetica è un obiettivo che può aiutare i Paesi in via di sviluppo a crescere economicamente, pur contribuendo in maniera significativa ad una riduzione globale delle emissioni di gas serra".
L'Unione Europea all'inizio di quest'anno ha proposto di aumentare l'efficienza energetica all'interno dei 27 Paesi Membri del 20% entro il 2020, e sta approntando una bozza di regolamentazione in modo da estendere questi principi nell'ambito edile ed elettrico.
Fonte: Point Carbon